domenica 17 ottobre 2021

Cuba desnuda

All'altezza del Teatro América attraverso la strada e tiro dritto per Avenida de Italia. Supero l'Hotel Deauville e poi giù, fino al Malécon. Nell'aria ferma del tardo pomeriggio, dal muretto butterato del lungomare, pescano. L'oceano è l'esatta misura tra i sogni e i miracoli. Si pesca in silenzio, sorseggiando birra e fumando Popular senza filtro. E si attende. Che sia un pesce, un'opportunità o un'altra rivoluzione non importa, qui almeno il tempo non manca. Quando dal golfo si alza un'onda più impetuosa, l'aria si riempie di perle lucenti che restano sospese per un istante per poi spegnersi sul marciapiede, tra mozziconi di sigarette e sabbia calpestata. Il sole scende tra le inferriate ed i lucchetti che serrano porte e finestre e vedo il Castillo de San Salvador, con la sua torre dalle finestre gialle, tinto del colore morbido del tramonto. Due anni fa avevo detestato questa città che voleva soltanto depredarmi e usarmi, che non mi lasciava il tempo di comprenderla. Oggi ne vedo l'autenticità, sotto la scorza di diffidenza erosa dalla salsedine battono cuori pieni di coraggio. Percorro il Paseo de Martì catturando istanti di vita di persone sconosciute, svolto in una via laterale e mi lascio sedurre dalla musica e dalle figure che vi ruotano dentro. La vita scorre velocissima, mi travolge, mi prende e mi scuote; devo tenermi saldo alla mia identità per non lasciarmi portar via.
Mi faccio sedurre dal cuore dell' Habana Vieja, in una dedalo di strade e di gente, di incroci di esistenze che nella loro quotidianità non avrebbero nulla in comune ma che qui sono l'essenza stessa di questa città. In un bar vedo un tavolino libero, entro e mi siedo per una birra. Aspetto il cameriere accarezzando il legno consunto del tavolo e penso a quante mani sono state appoggiate dove ora ci sono le mie. Mani di ogni età e di ogni colore, mani in attesa, nervose, tese, sicure, sporche, tremanti, decise, stanche. Mi accendo una Hollywood, aspiro il fumo e mi guardo intorno: alcuni ragazzi stanno preparando gli strumenti, tra un po' suoneranno e il bar si trasformerà in una piccola tribù in festa dove tutti si sentiranno così vivi da dimenticare il vuoto nelle loro tasche e nelle loro pance.


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Epilogo

  La prima immagine di quella giornata è il mio viso riflesso nello specchio del bagno della casa in cui sono nato, quella in via Cristoforo...