domenica 17 ottobre 2021

La meta

 
"E' il 16 luglio 2013, sono le 18.01 e sono seduto ad un vecchio tavolo tirato a lucido e agghindato con centrini e statuine di limonge. I graffi e le ammaccature su cui faccio scorrere le dita mi raccontano che questo tavolo è qui da molto tempo, come il resto dell'arredamento e come la casa stessa. Le tante fotografie in bianco e nero parlano di una famiglia numerosa, una di esse ritrae l'intera dinastia nei primi anni '50. Gli uomini hanno baffi importanti e sguardi fieri, le donne sembrano conoscere già il loro futuro, anche le sei adolescenti con l'abito da suora. Mentre scrivo la distinta signora che mi ha amabilmente accolto si aggira silenziosa per la casa, entrando e uscendo da stanze che subito vengono richiuse, lasciandomi la curiosità dei segreti che celano. I rintocchi di una campana mi distraggono dalle mie fantasie richiamando lo sguardo oltre la grande finestra che si apre sulla cattedrale che ho tanto rincorso.

Sono entrato a Santiago de Compostela questa mattina, discendendo Monte de Gozo, e percorrendo gli ultimi chilometri del mio pellegrinaggio. I miei sandali ed il mio zaino sono stati casa per tutto il cammino e vederli ora in un angolo, ancora ricoperti della polvere della strada, mi suscitano tenerezza, verso di me e verso le persone che ho incontrato lungo il cammino. Molte di loro che avevo perso le ho rincontrate tra le vie di questa città, altre non le rivedrò più, altre ancora, chissà, magari cambieranno la mia vita più di quanto non abbiano già fatto. Mi chiedo come possa un' esperienza così personale unire tanto fortemente persone diverse e sconosciute. Sulla strada e negli albergue ogni distinzione tra le persone smette di essere tale, siamo soltanto pellegrini e la sola differenza tra noi è il nostro nome.
Ogni nome è un volto, un' espressione, un gesto, una parola.
Eva, la bionda tedesca pelle e ossa di Amburgo che da sola ha camminato da Bilbao a Santiago e che domattina riprenderà il cammino per raggiungere Finisterre. Dominique, che ha aspettato 17 anni prima di decidersi ad incamminarsi ma che lo ha fatto tre mesi fa chiudendosi alle spalle la porta della sua casa di Parigi. I due ragazzi polacchi che a O Paròn hanno indossato una tonaca e hanno detto messa con il parroco locale mentre noi altri pellegrini eravamo seduti ai banchi della chiesa e piangevamo commossi. Elisabeth, la ragazzina Danese a cui non piace studiare e che ho battuto 7 a 2 in una sfida di pela-patate. Thomas, l'ex punk slovacco che ci ha
divertito
una sera con una canzone russa che si intona mentre si aspetta che i panni stesi asciughino. Carmen, la chica di Malaga con cui ho discusso dei motivi che ci hanno messo in cammino senza citare mai quali fossero (
auguri
, è mezzanotte e il 17 luglio compi 27 anni). Lionel, Piedad e “la negrita”, i tre sessantenni colombiani con i quali ho bevuto birra a Ponte Ferrol e a cui ho spiegato come fare gli spaghetti alla chitarra. Antonio da Salamanca, che ha fatto la doccia con il sifone davanti al lavadero dell' albergue di Pola de Allende sotto lo sguardo curioso di due vacche pezzate che pascolavano nei pressi. Le due nonnine francesi di Bordeaux, che ogni tanto litigavano ma non potevano fare a meno l'una dell'altra. Daniel, un amico insperato che mi ha insegnato a contemplare l'orizzonte.
Vivir es compartir. Nulla di più vero."

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Epilogo

  La prima immagine di quella giornata è il mio viso riflesso nello specchio del bagno della casa in cui sono nato, quella in via Cristoforo...