venerdì 22 ottobre 2021

Thai family

Ci eravamo allontanati da qualche giorno dal moto perpetuo delle nostre esistenze, stanchi e consumati da un anno impegnativo che ci aveva sfinito. Rifugiarci a Bangkok ci era sembrato terribilmente affascinante e avventuroso ma ora ne avevamo abbastanza di templi, mercati e taxi con i condizionatori a palla. Stavamo fuggendo dal suo caos umidiccio e assordante in un autobus a due piani verde e giallo, ci sentivamo così liberi e lontani da tutti e tutto da fantasticare sulla nostra vita lì, in una rinascita esistenziale, a piedi nudi e gambe incrociate sotto il pancione dorato di un Buddha sornione. Magari ero più io ad immaginarci sbarcati così ad est ma i ragazzi erano affascinati dall'idea e facevano l'elenco dei lati positivi della cosa, mia moglie invece manifestava civilmente il suo parere negativo, confermando la sua paura al cambiamento al di là della natura progressista che sbandierava ad ogni occasione. La sua inclinazione a capire, ad accettare e anche a sacrificarsi per vedere felice la sua famiglia era in netto contrasto con l'idea di un "vero" cambiamento. Ovviamente aveva ragione, l'equilibrio di cui eravamo in cerca non era lì, né in un posto diverso dalla nostra casa ma io soffro terribilmente il fascino dell'ignoto e mi apprezzo soltanto se oltrepasso i limiti, fisici o meno che siano. Certe volte temo che questa mia inclinazione venga scambiata per vanità o per egocentrismo mentre in realtà è soltanto il mio tentativo di essere autentico.

Rientrammo a Bangkok sul TukTuk di una famiglia conosciuta vicino al ponte sul fiume Kwai, la loro bambina ci osservò per tutto il tempo dal vetro che divideva l'abitacolo di guida dai sedili su cui eravamo seduti noi. Sentivamo i suoi genitori discutere, la giovane donna non era d'accordo su qualcosa, lui gesticolava lasciando lo sterzo per poi riafferrarlo scalando una marcia.
Loro da una parte, noi dall'altra.
Tutto sommato niente affatto distanti.

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Epilogo

  La prima immagine di quella giornata è il mio viso riflesso nello specchio del bagno della casa in cui sono nato, quella in via Cristoforo...