domenica 17 ottobre 2021

Appunti messicani

La vidi che mi cercava con lo sguardo tra le persone e le valige. Aveva i capelli raccolti in uno chignon e fiori bianchi in mano, una sposa arrivata in anticipo e io mi avviai a quell'altare a passo troppo solerte.

L'imbarazzo durò il tempo di uno sguardo, mi caricai lo zaino in spalla e con un mazzo di fiori bianchi in una mano e la mano di una sconosciuta nell'altra entrai in Messico, uscendo da una porta automatica dell'aeroporto di Cancùn.

La musica ranchera era troppo alta, i sedili troppo impolverati e la Virgen de Guadalupe che pendeva dallo specchietto retrovisore del taxi oscillava decisamente troppo. 


C'è questa strana abitudine di fare il giro dei locali: una tequila al Coco Bongo, un mezcal al Mandala, un rompope a La Vaquita, troppe Corona a El Socio. Parlavamo due lingue differenti ma tutto quell'alcol sostituiva le parole mancanti e traduceva i nostri pensieri. Era chiaro che mi stavo ficcando in un grosso guaio.






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Epilogo

  La prima immagine di quella giornata è il mio viso riflesso nello specchio del bagno della casa in cui sono nato, quella in via Cristoforo...