domenica 17 ottobre 2021

Hector


Quando ritorni, seppur in sogno, a persone o luoghi che hai amato è come rivivere una seconda volta, solo che sai già che amerai per sempre quelle persone e quei luoghi.

Iquitos è il solito sciamare di motorini e biciclette. L'aria immobile odora di terra bagnata e le capanne sul fiume sembrano gigantesche ninfee sul punto di lasciarsi andare.
Attraverso le strade tranquille del primo pomeriggio, seguo a memoria il percorso per casa di Hector come se avessi da sempre abitato lì. Quella finestra c'è ancora, mi avvicino e sfioro con le dita il davanzale. Hector era il capolavoro che quella finestra incorniciava. Lo rivedo lì, in canottiera, col ventre straripante, che dosa con fare solenne rum e coca nei nostri bicchieri. Aveva storie di amori tristi e impossibili da raccontare, era capace di stare lì per ore a bere e a raccontare e io, per ore, stavo lì a bere e ad ascoltare. Di tanto in tanto si interrompeva e voltandosi verso la penombra della casa gridava “hielo!”, allora compariva una india esile che a piedi nudi ci raggiungeva per metterci del ghiaccio nei bicchieri. Quando la ringraziavo lei mi guardava con dolcezza per poi tornare a vivere una vita a me ignota.
La finestra è socchiusa e ho la tentazione di bussare, poi rinuncio. Hector e la sua india potrebbero non esserci più. Quelle storie d'amore tristi e impossibili le ho già ascoltate. E comunque non sarebbero più le stesse.

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